La storia artistica di Adele Ruggiero è un filo rosso, il filo di Arianna che ci guida, come fossimo dei Teseo, a comprendere quanto l'arte antica e quella moderna siano vicine e quanto l'una si specchi nell'altra.
Il suo percorso parte da lontano e non è frutto della casualità, il restauro in particolare le ha aperto un mondo totalmente nuovo, fatto di tecniche e materiali antichi.
Aver toccato con mano le tele di grandi artisti del passato, riportandole a nuova luce, ha rafforzato il suo sentire, prospettando possibilità, in cui l'artista immagina una mescolanza tra passato e presente, attraverso materiali "altri"; tutto diventa indispensabile e tutto può essere rimesso in discussione, cambiando destinazione, superando il riutilizzo con la creazione di un' opera.
Ecpirosi, la grande deflagrazione da cui le opere prendono vita, alimentando un grande fuoco interiore, frutto di momenti di grande dolore che esplode in materia, colore, segni, graffi e gesti. La pittura ritrova una finalità terapeutica, diviene gioco non fine a se stesso, manifestazione di una maturità emotiva, elaborazione di stati d'animo, gestualità che da torrente in piena si fa acqua cheta, nella quale ritrovare il racconto di una vita vissuta. Come un albero, l'artista si collega al mondo esteriore, attraverso le sue diramazioni, le foglie, i frutti ma allo stesso tempo promana la sua parte speculare, quella nascosta, non visibile, le sue radici.
Niente avviene per caso nei suoi lavori, nessun elemento fuori posto o un filo di tela non ricercato attentamente per quello spazio ben preciso. Una sfida con se stessa, una continua ricerca di minuziosità, nei cicli presentati in questa mostra, la continua perfezione su una piccola tavola, dopo tante grandi tele. Un sunto del suo sentire e del suo esperire si evidenzia nella scelta del colore, che non è pigmento ma materia plastica, interessante per forma e consistenza, e che disciolta restituisce la forza di una pennellata.
La sperimentazione non si ferma, considera altri materiali che Adele tratterà attraverso la combustione. L'artista si focalizza sul cartone, sviscera i pezzi di materia e ne esalta ossatura e architettura, con l'uso della fiamma, che gestisce dal principio alla fine, decidendone l'intensità.
"I bassorilievi policromi", così li chiama, ricalcati su opere del passato, sono materia solcata dal fuoco e non più dalla sgorbia; la carta perde il suo ruolo, la sua identità, per divenire opera d'arte, il cui artefice è esclusivamente l'artista, che forgia il tessuto materico a proprio piacimento.
La stessa attenzione ricompare su grandi cartoni da imballaggio, trasformati in delle vere e proprie anatomie giganti. Stavolta il colore scelto è pigmento: i rossi, i blu, l'oro sono gli stessi che Adele ha trovato sulle grandi tele del passato, in cui dominano figure sacre, ma non c'è differenza, l'impatto è lo stesso, identico il pathos, tutto regolato con impeccabile equilibrio, attraverso la combustione, processo di rinascita e purificazione.
Antonella Ferraro